La nostra storia

non è in mano nostra

La Bisaccia
della Provvidenza

La Bisaccia della Provvidenza nasce per attuare una delle caratteristiche proprie di noi Suore Cappuccine (di Madre Rubatto): accogliere e sostenere le persone fragili, povere e a volte malate che il Signore ci affida facendocele incontrare.

Poiché le nostre forze, oggi, non sono sufficienti a rispondere a tutte le esigenze, necessità, bisogni che la persona ci porta, abbiamo realizzato uno strumento che ci permetta di condividere tale possibilità di vicinanza con altri e avere così più opportunità di azione.

Questo risponde anche ad un nostro bisogno: ricordare a noi stesse ed agli altri che il gesto di carità non si realizza mai a pieno se è fatto da soli. La carità vera è una carità condivisa. Il Signore, davanti alla folla che aveva fame, guarda gli apostoli e dice “Dategli voi stessi da mangiare”.

Le nostre origini

Santa Francesca Rubatto, fondatrice del nostro istituto, nasce a Carmagnola nel 1844. Da subito è attenta alle situazioni di sofferenza, malattia, emarginazione del suo territorio in cui si sente chiama a servire e aiutare.

Questo non verrà mai meno nei suoi anni giovanili e che la porterà a collaborare a Torino, come volontaria, presso le opere di grandi santi sociali della sua epoca (don bosco, il cottolengo) dove vivra’ in prima persona la compassione e la solidarieta’. Quando nel 1885, a loano, accetta di guidare un gruppo di giovani donne decise a consacrarsi al signore e fondare un nuovo istituto religioso lo fara’ in obbedienza la volere di altri per amor di dio e il suo spirito di evangelizzazione si concretizza nell’aiuto concreto alle realtà fragili del territorio. Pescatori, giovani, ammalati del posto conoscono presto l’instancabile carità sua e delle altre sorelle che si fa promozione umana e sociale. E che alla fine ottocento la farà attraversare l’oceano, per l’america latina, per seguire i migranti italiani. Nuove aperture di comunità si susseguono per rispondere bisogni del territorio anche dopo la sua morte. Oltre alla collaborazione in realtà già esistenti ecco che sorgono le prime opere nostre. In italia in particolare per la cura degli ammalati.

La nostra missione

Rispondere al bisogno

Promuovere, sostenere e finanziare iniziative e progetti volti ad alleviare le condizioni di disagio fisico, psichico ed economico di persone bisognose

Favorire le eccelenza

Fornire un'adeguata assistenza sociale, socio-sanitaria sostenendo le iniziative volte a favorire le eccellenze in tali campi

Sostenere

La carità vera è una carità condivisa. Il Signore, davanti alla folla che aveva fame, guarda gli apostoli e dice "Dategli voi stessi da mangiare".

Promuovere

Se il gesto di aiuto non nasce dalla tenerezza 'per quest'uomo', l'uomo che ho difronte a me, quel gesto rimane vuoto.

Finanziare

Se la compassione potesse essere misurata in termini di tempo ed energie sarebbe un bene molto caro.

I nostri valori

La Santa Francesca Rubatto, Fondatrice del nostro ordine, raccontava alle sue suore ciò su cui fondava le azioni e le scelte del novello Istituto con motti o parole chiave che immediatamente con lei si trasformavano in azioni concrete:

  1. “Tutto per amore di Dio” questo motto, che ancora oggi usiamo, pone il fondamento dell’azione nostra e di chi ci aiuta su un amore, un’attenzione, una tenerezza che permette di non sentire troppo il sacrificio, la fatica e la rinuncia, ma accentua principalmente la bellezza del dono. Per chi vede nella persona a sé affidata Cristo stesso, l’amore a Dio e all’uomo coincide. Ma anche per chi non crede il voler bene fa la differenza: se il gesto di aiuto non nasce dalla tenerezza ‘per quest’uomo’, l’uomo che ho difronte a me, quel gesto rimane vuoto.
  2. Solidarietà: la Madre non ne parlava, ma concretamente era una grande costruttrice di reti di solidarietà. Noi nasciamo come ordine mendicante, cioè che vive di Provvidenza, del dono degli altri. Un dono che non si chiede solo per sé stessi, ma anche per altri che rendiamo soggetti di bene. Abbiamo la certezza che la rete di solidarietà salva sì i poveri, i piccoli, ma salva anche chi dona. In questi termini per noi nessuno è escluso a priori dalla possibilità di ‘rete’: individui e enti, altre realtà presenti sul territorio tutti ne possono fare parte
  3. “Fare il bene” non è un suo motto, nonostante ciò, è molto usato per definire il modo con cui ci ha insegnato ad intervenire. Fare il bene non è dare tutto a tutti, ma dare a ciascuno ciò che realmente serve. Pertanto, i progetti e gli interventi per cui si chiede aiuto, per necessità e trasparenza, devono valutare con attenzione a chi sono diretti e come si pensa che realizzino l’obiettivo che si sono dati. Occorre chiarezza sia che ci si trovi davanti ad un gesto semplice, come donare uno strumento, sia che siano azioni più complesse, come prendersi cura di persone in realtà molto disagiate e critiche. Nel primo caso essere certi lo strumento serva veramente e quanto, nel secondo caso mettendosi nella condizione di valutare con sincerità e trasparenza i risultati attesi e quelli ottenuti (Saper rispondere alla domanda ‘E’ servito?’)
  4. Compassione:attualmente è diventata un lusso. Se la compassione potesse essere misurata in termini di tempo ed energie sarebbe un bene molto caro. È fatta di ascolto, vicinanza, il dare sì qualcosa, ma potendo guardare ‘negli occhi chi è nel bisogno (papa Francesco). Vuol dire investire nel tempo per ascoltare. Valorizzare la pazienza per accogliere e la competenza per farlo quando l’altro è un individuo compromesso: questi sono beni che dobbiamo richiedere, risorse che ci possono venire solo dalla condivisione dei nostri progetti con altri. Ogni euro dato deve permettere un moltiplicatore di carità che altrimenti non renderebbe il gesto che si compie vero gesto di vicinanza.
  5. Aiutare è un gesto che possono far tutti, ma non tutti sempre sono nel luogo giusto al momento giusto. A noi è data l’enorme grazia che è possibilità di incontrare la persona nel bisogno al momento in cui questo emerge. Esserci quando egli o ella sembrano vivere il momento più buio della loro storia, o quando le forze vengono meno. Nel nostro operare abbiamo il privilegio di incontrare sia il singolo povero, che i giovani così spesso confusi, accompagnando le loro crisi, sia che, nelle strutture, sostenere le persone nel momento della malattia o negli ultimi tempi della loro vita, quando stare a casa non è più possibile.

Trasparenza

I documenti della Bisaccia della Provvidenza